Nota Biografica a cura di Marcello Tarantini, nipote dell’Ammiraglio Manlio Tarantini.
Il Sottotenente di Vascello Manlio Tarantini
La fotografia è stata scattata a Yokohama nel 1910 presso lo studio fotografico Farsari, fondato da un italiano. In quegli anni era considerato uno degli studi più importanti del Giappone.
L’Ammiraglio di Squadra Manlio Tarantini nacque a Jesi (AN) il 31 Agosto 1887. Dopo gli studi superiori, entrò nella Regia Accademia Navale di Livorno nel 1903 a soli 16 anni di età. Divenne Guardiamarina nel 1906 e venne imbarcato sulla corazzata Umberto, dove rimase un paio d’anni. Nel 1908 imbarcò sulla Regia Nave Calabria a bordo della quale partecipò alle operazioni di soccorso dopo il terremoto di Messina ed alla IV campagna di circumnavigazione del globo per oltre due anni. Nel Febbraio 1911, insieme a buona parte dello stato maggiore e dell’equipaggio, imbarcò sulla Regia Nave Piemonte a Singapore per rientrare in Italia.
Giunto in Patria imbarcò sulla Regia Nave Etna per accompagnare gli Allievi dell’Accademia Navale nella campagna estiva in Nord Europa, campagna conclusasi prematuramente quando l’Etna venne inviata in Libia per la Guerra Italo-Turca. Partecipò alla presa di Tobruk a bordo dell’Etna ed in seguito rimase sull’incrociatore ausiliario Città di Palermo fino al termine delle ostilità nel 1912.
Allo scoppio della prima guerra mondiale si trovava imbarcato sulla Regia Nave Saint Bon con il grado di Sottotenente di Vascello. Nel 1916 venne destinato alla Squadriglia Sommergibili di Venezia e dopo un breve tirocinio gli fu affidato il comando prima del SMG Otaria e poi del F13, comando che tenne durante tutto il conflitto compiendo rischiose missioni in Adriatico e meritandosi la medaglia d’argento al Valor Militare. Fra le azioni principali va ricordato l’attacco portato con altre unità alle corazzate austriache Wien e Budapest al largo del porto di Cortellazzo nel Novembre 1917 e quello ad un sommergibile tedesco al largo di Pola nel Luglio 1918.
Dopo la guerra fu Aiutante di Bandiera del Comandante del Dipartimento di Venezia, trovandosi ad affrontare la delicata situazione di Fiume occupata dai volontari di D’Annunzio.
Fra il 1920 ed il 1921 comandò la torpediniera Albatros impegnata a sorvegliare le coste della Tripolitania infestate dai ribelli ed in seguito fu assegnato a Roma presso il Ministero della Marina con il grado di Capitano di Corvetta. Si sposò nel Giugno 1923, ma rimase subito vedovo per un grave attacco cardiaco della giovane sposa.
Nel 1924 assunse il comando della Squadriglia Sommergibili di Brindisi e nel 1925 sposò Maria Marschiczek, figlia di un noto architetto di Lecce, dalla quale ebbe tre figli Manfredi (1925), Anna Maria (1927) ed Alberto (1929) che avrebbe seguito la tradizione familiare fino al grado di Ammiraglio di Divisione e partecipato alle prime spedizioni italiane in Antartide negli anni ’80.
Dopo aver comandato altre squadriglie di sommergibili a Napoli e Taranto, dal 1932 al 1934 Manlio Tarantini comandò la Difesa ed il Deposito CREM della base di Pola. Promosso Capitano di Vascello, nel 1934 prese il comando dell’Incrociatore Bande Nere, nave ammiraglia della IIa Squadra, e poi nel 1935 curò l’allestimento dell’Incrociatore Attendolo di cui divenne il primo comandante. Nel Luglio 1936 lo portò a Malaga e Barcellona per evacuare i nostri connazionali allo scoppio della Guerra Civile in Spagna.
Trasferitosi a Taranto, dal 1937 fu Capo di Stato Maggiore del Dipartimento e, dopo la promozione a Contrammiraglio, Comandante dell’Arsenale. A causa dell’entrata in guerra, l’Arsenale fu impegnato in un’attività eccezionale per mantenere efficienti le unità navali e riportare in operazione quelle danneggiate in combattimento, fra cui le corazzate Littorio e Conte di Cavour colpite da aerosiluranti inglesi nell’attacco al porto di Taranto del Novembre 1940 e la corazzata Vittorio Veneto colpita nello Scontro di Gaudo nel Marzo 1941.
Nel 1942 venne promosso Ammiraglio di Divisione ed assegnato prima al Comando di Brindisi e poi a quello di Durazzo in Albania, dove si trovò alla data dell’8 Settembre 1943. Nelle ore concitate che seguirono la comunicazione dell’armistizio comandò una reazione armata all’attacco del porto e delle navi da parte dei militari tedeschi, reazione che non ebbe successo per la superiorità di forze degli avversari.
Fatto prigioniero, rifiutò di collaborare con le autorità germaniche e di abbandonare il personale dipendente. Venne quindi internato per oltre un anno nel Lager 64/Z di Schokken in Polonia assieme ad altri 200 ufficiali delle forze armate italiane. Nel Gennaio 1945, davanti all’incontenibile avanzata delle truppe sovietiche i militari tedeschi evacuarono il Lager, costringendo i prigionieri debilitati da oltre un anno di dura prigionia ad una marcia disperata di 180 km in 8 giorni fra neve e ghiaccio con temperature di venti gradi sotto zero. Quanti non riuscirono a resistere vennero trucidati senza pietà. I prigionieri vennero poi raccolti dalle truppe russe e trasportati nel campo di Lyubotyn, nell’Ucraina orientale, dove rimasero per circa 5 mesi in condizioni disagiate ma godendo di una certa libertà. Riuscirono infine a rientrare in Italia solo agli inizi di Ottobre 1945.
Nel dopoguerra ebbe diversi incarichi al Ministero e partecipò alla commissione incaricata di valutare il comportamento dei militari che avevano rivestito cariche importanti sotto il fascismo o aderito alla Repubblica Sociale. Fu collocato in riserva nel 1955 e promosso Ammiraglio di Squadra nel 1956. Passò gli anni successivi con la famiglia a Roma, dove si spense il 17 ottobre 1963. Le sue spoglie riposano nella tomba di famiglia nel cimitero di Caserta.
Oltre alla medaglia d’argento al VM nella prima Guerra Mondiale, fu insignito di alte onorificenze fra cui quelle di Grande Ufficiale della Corona d’Italia, Cavaliere dei SS Maurizio e Lazzaro e Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia. Fu decorato fra le altre con medaglia Mauriziana, medaglia d’onore di lunga navigazione, Croce d’Oro per Anzianità di Servizio, due Croci al Merito di Guerra, medaglie commemorative della Guerra 1915/18, Guerra Italo Turca (1912), Guerra di Liberazione contro i Tedeschi (1945).
A ricordo della visita dell'Ufficialità del Regio Incrociatore "Calabria" alle Associazioni Italiane nel Palazzo della "Società di beneficenza". Offre il "CORRIERE ITALIANO". Seduto al centro si riconosce il Comandante Mario Casanuova Jerserinch. L'Ammiraglio Tarantini, allora Sottotenente di Vascello, è il primo a sinistra. |
Parte dello Stato Maggiore del Calabria in visita alla Città Proibita. Pechino 13 Agosto 1910. |
Un sentito ringraziamento al Dott.Marcello Tarantini che ha gentilmente concesso l'utilizzo della documentazione presentata.
Emanuela Trucco