Medaglia d'oro al Valor Militare
"Per avvedutezza, coraggio e sangue freddo dimostrato durante la difesa delle missioni cristiane al Pe Tang (Pekino). Alla testa dei suoi marinai costrinse a sloggiare due cannoni nemici che tiravano contro le improvvisate difese, salvando la parte nord del Pe Tang (24 giugno 1900). Rimase inoltre sepolto per circa 40 minuti sotto le macerie, prodotte dallo scoppio di una mina che cagionò la morte di cinque marinai italiani e più di cento cristiani ricoverati nella missione (12 agosto 1900). R.D. 3 marzo 1901".
Il Capitano di Corvetta Angelo Olivieri nacque a Genova il 9 gennaio 1878. Fu allievo all'Accademia Navale di Livorno, nel 1897 conseguì la nomina a Guardiamarina ed imbarcò prima sulla pirofregata corazzata "Regina Maria Pia" e quindi, nel 1898, sull'ariete torpediniere "Elba" in partenza per il Mare della Cina e, con il quale, nella Campagna Addestrativa, toccò vari porti del Giappone e della Cina.
Durante la rivolta dei Boxer del 1900, al comando di 12 marinai, fu destinato alla difesa della chiesa cattolica del Pe Tang, sostenendo, per oltre due mesi un durissimo assedio e continui assalti, per i quali ebbe a lamentare la perdita di sei marinai; egli stesso venne ferito e sepolto sotto le macerie per lo scoppio di una mina che causò la morte di oltre 100 civili cinesi ospitati nella Missione. La valorosa difesa dei suoi marinai, che causò sensibili perdite agli attaccanti, contribuì in modo notevole alla liberazione della Missione, avvenuta il 16 agosto ad opera delle truppe internazionali. Insignito della massima decorazione al Valore Militare, nel 1902 rientrò in Italia. Nel 1905 fu promosso Tenente di Vascello.
In seguito ebbe varie destinazioni d'imbarco e a terra, partecipò al conflitto Italo-Turco in Libia nel 1911 imbarcato sulla nave da battaglia corazzata di 1a classe "Roma" nell'incarico di Direttore del Tiro. Nel primo conflitto comandò una Torpediniera, e, successivamente, come Capitano di Corvetta, ebbe il Comando dei treni armati nella zona della Spezia.
Sposò Bice Trucco della Spezia, zia di Franco Ferrari e sorella di Carlo Trucco, anch’essa appartenente ad una famiglia di Ufficiali di Marina.
Morì alla Spezia, a 40 anni, il 10.2.1918.
E’ sepolto ai Boschetti, nella tomba della famiglia Trucco.
Nel 2000, a 100 anni esatti dai fatti di Pechino, con l’allora Com. in Capo Amm. Manlio Galliccia, gli furono resi gli onori militari.
Angelo Olivieri, un eroe spezzino.
La Rivolta dei Boxers fu l’evento storico più importante dell’anno 1900, sia per il numero delle grandi potenze coinvolte, otto, nella prima azione militare multinazionale della storia, sia per le atrocità commesse da ambo le parti. L’evento ebbe infatti in Europa un eco enorme. Anche Emilio Salgari si ispirò ai fatti di Cina per alcuni suoi romanzi. A difesa dei diplomatici assediati furono chiamate le poche forze militari presenti nel Mar della Cina, essendo ogni aiuto da ogni rispettiva madrepatria impossibile in tempi brevi. Tra le navi da guerra presenti erano alla fonda nel porto di Taku, per l’Italia i cacciatorpediniere “Elba” e “Calabria” con i loro equipaggi; l’Italia era infatti presente costantemente nell’area, per le sue mire ad ottenere concessioni dall’Impero cinese alla pari delle altre potenze. Furono quindi inviati a Pechino dalle due navi 31 fanti di marina al comando del Tenente di Vascello Federico Paolini e del S. Tenente di Vascello Angelo Olivieri, mentre un altro manipolo di marinai fu inviato alla difesa di Tien Tzin.
Paolini, con 20 marinai, si insediò nel quartiere delle Legazioni assieme ai militari degli altri paesi (350 tra diplomatici e loro famigliari erano difesi da 350 militari), mentre Olivieri con 11 marinai fu inviato a difendere la missione cattolica di Pechino che conteneva la Cattedrale del Pe-Tang dove, oltre al Vescovo della Cina il francese Favier, erano presenti 70 missionari europei e 3350 cristiani cinesi tra i quali vecchi, donne e bambini. Ad affiancarlo, 30 fanti di marina francesi comandati da un giovane S. Tenente di Vascello della stessa età di Olivieri, 21 anni, Paul Henry. Insediatisi il 15 giugno, nella missione, i due giovani ufficiali dovettero predisporre le scarse misure di difesa possibili, la missione era infatti difficilmente difendibile, circoscritta com’era da un recinto di oltre un chilometro e mezzo, costituito da un basso muro, in parte aderente alle mura della città proibita, dalle quali sia i Boxers che l’esercito imperiale potevano agevolmente colpire gli assediati con colpi di fucile, grossi calibri e con ogni sorta di razzi e bombe incendiarie. Da quel momento cessarono le comunicazioni con il resto della missione di soccorso presente nelle Legazioni, ed ebbe inizio un assedio durissimo caratterizzato da ripetuti assalti da parte dei Boxers, cannoneggiamenti, lanci di bombe incendiarie, costruzione di gallerie sotto le mura per far detonare mine sotterranee. Senza dubbio ai Boxers in rivolta si erano affiancate le forze regolari cinesi. A tutti questi assalti venne risposto con un fuoco preciso e micidiale da parte dei 40 difensori, a ognuno dei quali era affidato, su turni, il presidio di un lungo tratto di recinto da salvaguardare; nel primo assalto, con 53 colpi sparati, furono 43 i Boxers abbattuti. Alle bombe incendiarie fu contrapposto un efficace servizio antincendio, alle gallerie di mina lo scavo di gallerie di contromina, con mine realizzate da Olivieri con esplosivi di fortuna ma efficaci, i serventi delle batterie poste sul muro confinante messi in fuga da precisi lunghi tiri di fucileria. Tuttavia, già dopo i primi 30 giorni dall’inizio dell’assedio, le munizioni scarseggiavano, e malgrado alcune eroiche sortite all’esterno valse a prendere agli assedianti armi e munizioni tra cui un cannoncino; malgrado Olivieri avesse costruito personalmente alcuni colpi per cannone e per fucile con materiale di fortuna trovato nella missione, la situazione diventò drammatica. Si aggiunse a ciò la morte, alla fine di Luglio, dopo un mese e mezzo di assedio, del S .Tenente francese, colpito alla gola ad una feritoia, per cui Olivieri prese il comando di tutta la difesa. Nel frattempo i civili assediati, terrorizzati e, ultimate le scarse riserve di viveri, costretti a cibarsi di foglie e radici di acacia, iniziarono a morire di inedia , per primi tutti i bambini piccoli e poi i vecchi. Il 12 agosto una enorme mina collocata dai Boxers in una galleria scavata sotto le mura della missione uccise 100 cinesi e 5 marinai italiani; lo stesso Olivieri rimase gravemente ferito e rimase sepolto per un ora sotto le macerie, ma i superstiti riuscirono ancora una volta con tiri precisi a tenere fuori gli assedianti. Quando ormai tutto sembrava perduto, dopo 62 giorni dall’inizio dell’assedio, e due giorni dopo la liberazione delle Legazioni, il 14 Agosto la missione veniva finalmente liberata dai fanti giapponesi della coalizione internazionale di intervento che aveva finalmente raggiunto Pechino dopo due mesi di sanguinosi combattimenti. Ai difensori del Pe-Tang erano rimaste in totale solo 50 colpi, probabilmente conservati per usarli verso loro stessi, in caso di irruzione da parte dei Boxers.
Degli 11 italiani della difesa 6 rimasero sul campo e tutti gli altri, compreso il Comandante Olivieri, furono feriti. Dei 40 francesi 5 furono i caduti, compreso il Comandante , e 15 rimasero feriti. 300 furono i morti tra i cristiani cinesi, oltre ad un missionario italiano, padre Giulio Andrea, l’ultimo a cadere tra i difensori. Nessun Boxer riuscì mai ad entrare nella missione nei 62 giorni di assedio.
Nelle Legazioni furono 7 i morti italiani ed 11 i feriti, compreso il Tenente Paolini. Nei combattimenti lungo la ferrovia Tien-Tsin Pechino morirono altri 5 marinai italiani, oltre al S. Tenente Ermanno Carlotto, dell’Elba, unico ufficiale italiano caduto nella rivolta.
Come risarcimento dei danni l’Italia ebbe assegnate due piccole concessioni, una a Pechino ed una a Tien-Tzin, che rimasero italiane fino al 10 Settembre 1943, data nella quale l’esercito giapponese, non più alleato, le occupò militarmente imprigionando gli italiani presenti. Nel museo Navale della Spezia è conservata una mitragliatrice Gatling presa ai Boxers durante i combattimenti, oltre all’orologio di Olivieri, donato dalla famiglia.
Fabrizio Ferrari
L’ing. Fabrizio Ferrari ha narrato le vicende del nostro antenato Angelo Olivieri, Sottotenente di Vascello che, al comando di una compagnia di fanti di marina, difese eroicamente la missione cattolica di Pe-Tang dall’assedio dei Boxers. Ferito gravemente, Angelo Olivieri rientrò in patria nel 1902 e ricevette la Medaglia d’Oro al Valor Militare.